A colloquio con l’economista Giovanni Facchinetti, titolare della società B4B Consulting, partner di AITI Servizi nell’ambito della consulenza e servizi relativi alla sostenibilità nelle organizzazioni.
- Cosa s’intende con Sostenibilità? La definizione universalmente accettata è la seguente: La capacità di assicurare il soddisfacimento delle necessità delle generazioni presenti senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i loro bisogni. Oggi, la nostra società non ha tale capacità, anzi. Gli ecosistemi si stanno deteriorando, il clima sta cambiando rapidamente, ci troviamo di fronte a problematiche sociali che non sappiamo come risolvere, stiamo vivendo ben oltre le capacità della Terra di rigenerarsi. Tutto ciò crea enormi tensioni sociali e politiche, in un mondo globalizzato, sempre più interconnesso ma anche più vulnerabile.Le organizzazioni devono sapersi trasformare e adattare, per far fronte a questi nuovi paradigmi. A chi capisce questa sfida, si aprono enormi opportunità.
- Il concetto di sostenibilità chiama in causa molti aspetti della vita e dell’attività di un’azienda: quali sono i più significativi? Certamente la transizione dall’uso di energie fossili a quelle rinnovabili; la riduzione delle emissioni di CO2, sia in modo diretto (per produzione, riscaldamento, ecc.), sia in modo indiretto (viaggi in aereo, trasferte casa-lavoro dei collaboratori, ecc.). I rapporti che l’azienda ha con i suoi stakeholder, in primis con i collaboratori, i clienti e gli azionisti. Questi aspetti sono comuni a tutti i settori.
Altri aspetti possono divergere, a seconda del settore in cui l’organizzazione opera, delle sue caratteristiche e delle esigenze dei suoi stakeholder principali. Ad esempio, per delle aziende operanti nel settore della trasformazione dei metalli preziosi, il controllo della supply chain (soprattutto a monte) è un aspetto essenziale. Per un’azienda farmaceutica, migliorare l’accessibilità ai suoi prodotti, o creare un dialogo costante con i pazienti e le associazioni che li sostengono sono aree di grande importanza. In realtà la sostenibilità copre a 360° le attività e il modello di business di un’organizzazione.
- Perché, per un‘impresa, è un “must” essere sostenibile e poterlo dimostrare?Oggi essere sostenibile è assolutamente indispensabile, ancora più urgente in certi settori. Penso alle industrie del fashion, della logistica o dell’automotive sotto i riflettori dell’opinione pubblica. Oppure alle aree pharma, energia, fornitura di servizi idrici e di raccolta dei rifiuti, alla grande distribuzione, alle assicurazioni e - sempre di più - alle banche. Chi non si adatta oggi, dovrà farlo domani: in fretta e furia e a costi nettamente superiori.
La rendicontazione della performance sociale e ambientale a complemento del rapporto di esercizio - finalizzata a dare una rappresentazione trasparente e completa dei risultati ottenuti da un’organizzazione - è sempre più praticata nel mondo intero.Da una parte molti investitori vogliono conoscere il track record sociale e ambientale delle società in cui partecipano, dall’altra governi e autorità regolatorie impongono sempre più spesso la pubblicazione di rapporti di sostenibilità.
In alcuni Paesi e in alcuni settori già oggi tale rendicontazione è obbligatoria, in Svizzera non tarderà a diventarlo.
- Lei accompagna le organizzazioni nell’implementazione di politiche di sostenibilità e nella redazione di un rapporto di sostenibilità.… Come si svolge un suo mandato tipo? Non esiste un mandato tipo in quanto le esigenze dei clienti sono sempre diverse. In Ticino, spesso le aziende vogliono fare il punto della situazione su ciò che già fanno, magari da decenni, in termini di ricorso alle energie rinnovabili, di filantropia, o di relazioni con il territorio. In questi casi si procede a una raccolta dettagliata d’informazioni per redigere un rapporto di sostenibilità in versione ‘light’.
Quest’ultimo forma la base su cui costruire una strategia di sostenibilità a lungo termine, definendo le aree di focus, creando KPIs e dando responsabilità precise alle persone.
Per le organizzazioni che hanno già integrato la sostenibilità nelle loro attività ed hanno un idea chiara del suo valore aggiunto, redigiamo rapporti di sostenibilità basati sulle linee guida del Global Reporting Initiative, poi controllati e validati da quest’ultimo. Sono documenti piuttosto completi e dettagliati, ma comprensibili a tutti e quasi sempre di facile lettura.
Altre aziende necessitano di programmi di training per il loro management o per specifici settori, per avere una base comune su cui costruire in seguito i programmi e le relative strategie. Normalmente, in un primo approccio, si collabora con il management per definire le esigenze specifiche dell’azienda, a volte latenti. In seguito si fanno delle proposte, si portano esempi di Best Practices e, soprattutto, si definiscono in dettaglio i risultati da raggiungere e si evidenzia il ROI di un tale progetto.
- Lei lavora insieme alle sue imprese-clienti per fare della sostenibilità un vantaggio competitivo e una componente chiave della loro strategia: cosa significa concretamente?
Decenni di ricerche nelle principali università e in società di consulenza quali McKinsey, BCG e Bain lo hanno dimostrato: le aziende che introducono e implementano la sostenibilità e la integrano nel loro business model hanno un netto vantaggio competitivo nei confronti dei loro concorrenti. Sono più innovative, flessibili e resilienti, vedono le opportunità nel cambiamento e nell’adottare nuove idee. Definire le aree prioritarie, introdurre dei KPI chiari e condivisi, redigere un rapporto di sostenibilità e dialogare con i propri stakeholder sono passi semplici da implementare, con costi contenuti ma con un importante ROI a medio e lungo termine.
Insomma, è ampiamente dimostrato: le aziende con una strategia di sostenibilità integrata e condivisa hanno un valore di mercato superiore ai loro competitors. In primis perché gestiscono meglio il rischio, ma anche perché prevedono il futuro e agiscono di conseguenza.
- Il futuro sarà davvero all’insegna del business sostenibile? Vi è un chiaro ed esplicito consenso tra governi, economia, enti internazionali quali le Nazioni Unite, la WTO e il WHO: il business è l’unica forza con sufficiente potere per contrastare il degrado economico ed ambientale al quale stiamo assistendo.
O lo si capisce adesso e si lavora per implementare la sostenibilità nella propria organizzazione, o si sarà obbligati a farlo tramite leggi, obblighi, costrizioni e sanzioni in un futuro non certo lontano, o semplicemente si diverrà obsoleti e si sparirà.
Non vi sono alternative, e non lo dico io. Lo dicono il segretario generale dell’ONU, i CEO delle maggiori aziende al mondo, capi di stato, il Papa, molti leader sociali, e le migliori università del pianeta. Il business deve avere un impatto economico, sociale ed ambientale. Chi saprà farlo meglio degli altri vincerà con maggiori profitti, migliori relazioni con gli stakeholder, una migliore reputazione, accesso facilitato al capitale, collaboratori leali e soddisfatti. Utopico? Vi sono oggi chiari esempi di come tutto ciò sia possibile. Basta studiarli, capirli e fare anche solo una piccola parte di ciò che essi già fanno.